sabato 29 ottobre 2016

Matteo Renzi per la prima volta ha trovato uno che non gliele ha mandate a dire...!



Purtroppo per Renzi, ieri sera a La 7, non c'era uno dei soliti mediatori pronti a fare da scendiletto: Enrico Mentana ha dato ampio spazio ai contendenti, e Ciriaco De Mita, dopo aver sfoggiato la sua dialettica politica, intrisa di giuste riflessioni e parallelismi storici, ha ammansito il bulletto con qualche considerazione sulla sua arrogante sete dispotica.

Beh, certo lo scontro era inevitabile tra il signore di Nusco e il ragazzotto toscano: entrambi pieni di sè, ma se  l'uno lo è a ragion  veduta, l'altro solo perché investito di un ruolo non suo...!

La descrittiva e sapiente valutazione sulle riforme del presidente De Mita, ha infastidito non poco Renzi che si è buttato anima e corpo in una disamina personalistica del personaggio irpino, accusandolo di eterno protagonismo politico mentre lui, che tra le righe s'immaginava padrone della verità, smetterà presto con la politica essendo interessato a ben altre cose.

A parte l'evidenza dell'ennesima bugia di uno che non ha fatto altro fino a oggi, e che non vuole assolutamente mollare il ruolo che va difendendo in Italia a nostre spese, con i suoi campeggi per il si, ma che centrano valutazioni su scelte di vita con il fallimento di riforme che secondo lui sono il meglio, solo perché sono state approntate?

www.ilbollettinoirpino.blogspot.it

E' questa la domanda che poneva De Mita alla quale non ha saputo rispondere, se non con la solita filastrocca imparata a memoria.

La serata si è protratta fino a tarda ora su questi punti: il sindaco di Nusco spiegava il significato della parola Costituzione, e contestava norme scritte male, premonitrici di una deriva autoritaria, derivante da una Camera formata da una maggioranza di nominati dal capo del governo a cui devono tutto, mentre Matteo Renzi si attardava nella sua propaganda suggestiva atta a demolire i costrutti politici del suo antagonista.

La riforma aumenterà lo spostamento dell’asse istituzionale a favore dell’Esecutivo. 

La Camera a cui spetterà dare la fiducia al Governo (la Camera dei deputati) sarà priva di legittimazione popolare, perché eletta con una legge elettorale il cui unico scopo è quello di assicurare comunque una maggioranza artificiale. 

Ballottaggio, premio di maggioranza alla singola lista, soglie d’accesso e voto bloccato sui capilista,  consegnano la Camera nelle mani di un leader vincente anche con pochi voti, secondo il modello dell’uomo solo al comando. 


Risultati immagini per dittatori della storiaIl voto diverrà un plebiscito per il “capo”, che potrà scegliere e disporre liberamente dei parlamentari, interessati a seguire il leader che garantirà loro la rielezione più che a farsi interpreti della volontà popolare. 

Un incentivo al trasformismo che negli ultimi due anni e mezzo ha già coinvolto 246 parlamentari.


Le statistiche ci dicono che: 

su 10 atti che diventano legge, 8 sono di iniziativa del Governo e solo 2 del Parlamento;

le leggi di iniziativa parlamentare necessitano del triplo del tempo rispetto ai provvedimenti di iniziativa governativa: 

233 giorni contro 109 nell’attuale legislatura – le iniziative del Governo hanno una percentuale di successo  molto più alta rispetto a quelle dei parlamentari: 

32% rispetto a 0,87%; 

lo spazio del Parlamento nella produzione legislativa è reso ancor più misero dal ricorso al voto di fiducia da parte del Governo: 

con Letta nel 27,78% dei casi, 

con Renzi nel 31,01%; 

le leggi più importanti sono di iniziativa governativa: 

provvedimenti economici, riforme, modifiche costituzionali, politica estera.

Stativi buoni.

Roy



venerdì 28 ottobre 2016

Ciriaco De Mita è un attore che non sbaglia mai l'interpretazione...


Stasera, il sindaco di Nusco si ripeterà a La7, in un confronto all'arma bianca con il meraviglioso ignorante di Palazzo Chigi.

Il vecchio Presidente del Consiglio e il nuovo: il primo scelto da un Parlamento costituzionale di gente che sapeva fare politica, il secondo messo là da re Giorgio, con l'avallo di un consesso incostituzionale di cambia casacca.

Beh, a nostro avviso la competizione è impari; 

il buffoncello toscano, oltretutto poco attento alla Cosa Pubblica, si è abituato a vincere facile come la famosa pubblicità, con conduttori asserviti che gli hanno sempre fatto da spalla.

L'ultimo scontro fatale, Matteo Renzi l'ha sostenuto con Marco Travaglio nella trasmissione di Lilli Gruber.


Risultati immaginiQuando il direttore de Il Fatto Quotidiano provava ad azzannare le spiegazioni molto approssimate di Renzi, la dolce Lilli, ricordiamo appartenente come Napolitano, al Club Bilderberg, intestatario del nuovo ordine mondiale, interveniva furiosamente, bloccandolo.

Insomma Marco Travaglio ha potuto esprimersi pochissimo, così come è capitato qualche settimana fa a De Mita da Mirta Merlino, che molto sconvenientemente, non ha saputo calcolare i tempi, chiudendo la trasmissione senza che i due ospiti, il ministro Orlando era l'altro, potessero dibattere.


Risultati immaginiL'Aria Che Tira ha avuto una battuta d'arresto che avrebbe potuto evitare, se la conduttrice non fosse stata tanto leggera.

Stasera quindi, non sappiamo se per rimediare o perché Mentana  ha fiutato il colpo gobbo, avremo il verdetto: il Ciriaco nazionale torna alla carica per far fare una figura barbina al fantastico con  i denti da coniglio.


Risultati immagini
La cosa andrà così, e la sorridente Alessia Morani che nello scorso luglio, ne ha fatto le spese (video), confermerà: 

Renzi partirà come un razzo fidando nella velocità e nella sua abitudine televisiva, sparando le solite cazzate figlie di una abbondante disinformazione.

Si scontrerà con il metodo sinallagmatico di De Mita, che non ricevendo il ricambio di prestazione da parte del suo antagonista, lo finirà lentamente a colpi di una conoscenza politica troppo distante dall'improvvisato sbruffone.


Referendum:


Le statistiche ci dicono che: su 10 atti che diventano legge, 8 sono di iniziativa del Governo e solo 2 del Parlamento; 

le leggi di iniziativa parlamentare necessitano del triplo del tempo rispetto ai provvedimenti di iniziativa governativa: 233 giorni contro 109 nell’attuale legislatura – 

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le iniziative del Governo hanno una percentuale di successo  molto più alta rispetto a quelle dei parlamentari: 32% rispetto a 0,87%; 

lo spazio del Parlamento nella produzione legislativa è reso ancor più misero dal ricorso al voto di fiducia da parte del Governo: 

con Letta nel 27,78% dei casi, 

con Renzi nel 31,01%; 

le leggi più importanti sono di iniziativa governativa: provvedimenti economici, riforme, modifiche costituzionali, politica estera.

La riforma aumenterà lo spostamento dell’asse istituzionale a favore dell’Esecutivo. 

La Camera a cui spetterà dare la fiducia al Governo (la Camera dei deputati) sarà priva di legittimazione popolare, perché eletta con una legge elettorale il cui unico scopo è quello di assicurare comunque una maggioranza artificiale. 

Ballottaggio, premio di maggioranza alla singola lista, soglie d’accesso e voto bloccato sui capilista, consegnano la Camera nelle mani di un leader vincente anche con pochi voti, secondo il modello dell’uomo solo al comando. 

Il voto diverrà un plebiscito per il “capo”, che potrà scegliere e disporre liberamente dei parlamentari, interessati a seguire il leader che garantirà loro la rielezione più che a farsi interpreti della volontà popolare. 


Un incentivo al trasformismo che negli ultimi due anni e mezzo ha già coinvolto 246 parlamentari.

Stativi buoni.

Roy

mercoledì 26 ottobre 2016

Il piccolo Obama è arrivato ad Avellino in maniche di camicia: ah, quando si dice la gioventù...!

Un Renzi “teatrale” al Gesualdo: il Paese reale vero nemico della sua Riforma

Da dove è uscito questo buffone in maniche di camicia?

Scimmiottare gli americani o quel Formigli in televisone, gli dà grande forza evidentemente;

non saranno gli argomenti a irretire il pubblico, ma la sua giovinezza spigliata: ogni parola acquisisce verità, se pronunciata con spavalda sicumera in una camicia da predicatore evangelico a maniche rimboccate.

Ah, che modernità, quale fulgido  ardore ha trasmesso ieri alle pecore osannanti che hanno invaso come un corpo solo, il Teatro Carlo Gesualdo del capoluogo irpino, luogo di inquisiti e falsi in bilancio...!

Pulmanate di servi irpini si sono riversate in città, secondo gli ordini di scuderia; 

tutti ad applaudire con ordine, un ragazzotto con i denti alla coniglietto, sbucato dal nulla, imposto là da Giorgio Napolitano, novello re d'Italia.

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In ogni parte dello stivale dov'è sbarcato a farsi la campagna elettorale, sperperando soldi pubblici, è stato accolto a fischi e male parole;

ma nel capoluogo mondiale del clientelismo più sfrenato, no: Avellino rappresenta in piccolo, lo squallore di questo parlamento di venduti e cambia casacca.

Una città bloccata da Polizia e Carabinieri in ogni dove, come se fossimo in tempo di guerra, con cecchini sui palazzi e squadre cinofile a setacciare gli angoli...!

Quanto è costata questa buffonata?

Qualche milione di euro, certo, ma che volete che sia davanti alla grandezza di Matteo Renzi, capace di affossare il Paese con una perdita di cinque miliardi al mese e una lettera di messa in mora dall'Europa, la stessa che comunque lo sostiene, visto che vorrebbe che approvassimo la sua Costituzione con su scritto che l'Italia ...partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea.

Il Senato negli altri Paesi:

Germania.

Il contesto istituzionale tedesco è radicalmente diverso. 
Al netto della riforma, l'Italia è uno Stato regionale che devolve alle Regioni molte competenze legislative e amministrative. 

La Germania, invece, ha un ordinamento di tipo federale, essendo composta di veri e propri Stati sovrani (i Länder). 
Il Bundesrat è composto dai delegati dei Governi dei vari Länder. 

Ogni Land può avere da un minimo di 3 ad un massimo di 6 delegati, a seconda della popolazione. 

I cittadini dei singoli Länder eleggono il Governo del Land, ma non il Bundesrat, neanche indirettamente, dal momento che i senatori non rappresentano il popolo, ma gli Stati regionali di cui interpretano gli interessi. 

Per tale ragione, i senatori sono nominati direttamente dai governatori, hanno un vincolo di mandato e, come tali, sono sottoposti all’obligo di votare come deciso dal Land. 

Inoltre, tutti i voti di un singolo Land devono essere sempre concordi. 

Il Bundesrat ha potere di veto su tutta la legislazione che riguarda le competenze regionali. 

La sua capacità di interdizione è tale che per superare i casi di stallo in materie rientranti nella legislazione concorrente Stato/ Regioni (foriere di conflitti interpretativi) è previsto l’intervento di un comitato di conciliazione per raggiungere un compromesso. 

Se ciò non è possibile, in alcuni casi (pochi) il Bundesrat prevale addirittura sulla Camera elettiva (Bundestag). 

Il nuovo Senato italiano sarebbe ben diverso, in quanto i rappresentanti eletti dai Consigli regionali «in conformità alle scelte degli elettori» (qualunque cosa ciò significhi) saranno rappresentanti dei gruppi politici che li avranno eletti, non dei territori e saranno privi di vincoli di mandato.


Francia.

Per quanto riguarda il Senato francese, inizialmente si fanno eleggere ai cittadini circa 150 mila “grandi elettori” in rappresentanza di tutti gli enti territoriali del Paese. 

Questi, poi, in un’elezione di secondo livello, scelgono i 348 senatori che compongono questa istituzione. 

La legge n. 125/2014 vieta il cumulo del mandato parlamentare con ogni carica esecutiva nel Governo regionale e locale. 

Questo perché, come risulta dal rapporto della commissione incaricata da Hollande di avanzare proposte per un funzionamento esemplare delle istituzioni, il cumulo delle cariche è causa di malessere politico e istituzionale. 

Il parlamentare deve impegnarsi pienamente nella sua funzione e anche le istituzioni locali richiedono pari impegno.

In Italia, come si è visto, i senatori svolgeranno la propria duplice carica part-time!

La Camera dei Lord Britannica.

La Camera dei Lord, non elettiva, non rappresenta le istituzioni territoriali.

La sua funzione è piuttosto quella di apportare modifiche di carattere tecnico alle leggi e di e di garantire  una maggiore ponderazione delle scelte legislative, soprattutto in presenza di contrasti sociali e dissensi particolarmente forti nella società.

Addirittura, se la Camera dei Lord non approva una legge (con l’eccezione della materia finanziaria) la Camera dei Comuni può riapprovarla definitivamente solo l’anno successivo.

Gli Stati Uniti D'America.

Il Senato degli Usa, composto da un totale di 100 senatori, ha una funzione di contrappeso a garanzia della divisione dei poteri.

Tutti gli elettori degli Stati membri della Federazione (gli Usa sono un sistema federale) eleggono 2 senatori, in elezioni, separate da quelle presidenziali, che si svolgono ogni due anni.

Il procedimento legislativo, negli Stati Uniti, è improntato ad una forma di bicameralismo paritario!

Stativi buoni.

Roy








lunedì 24 ottobre 2016

La Costituzione alterata per compiacere l'Europa e...

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23 dicembre 1947: Enrico De Nicola firma la Costituzione Italiana



MODIFICHE AL TITOLO I DELLA PARTE II DELLA COSTITUZIONE 
 


Art. 1. 

(...) Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Concorre all'esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, nonché all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori (...)

Così, tanto per incominciare, evidenziamo l'articolo 1 che dovrebbe imporci, per Costituzione, una sudditanza a vita, dell'Unione Europea.

Questo è il motivo principe,crediamo, che spinge Merkel e compagni all'esaltazione del si al referendum: quale Stato mondiale potrebbe inserire nella propria Costituzione, la volontà di perdere la dignità di Nazione autonoma?

Troviamo criminale questa scelta;

svendere la Patria con la complicità di un Parlamento di venduti e corrotti, oltretutto eletti con una legge incostituzionale, è abominevole, e lo è ancora di più, fidando arrogantemente nella risposta di una maggioranza che tale non è.

La riforma sostanzialmente non muta i costi della politica

Le spese per il Senato ammontano, attualmente, a circa 540 milioni di euro. 

Nel 2015 questa istituzione dal bilancio pubblicato sul sito del Senato, risulta chiaramente che la spesa per le indennità dei senatori, (pari a circa 42 milioni di euro, ossia meno del 10% del totale), è solo una piccola frazione del costo complessivo dell’Istituzione. 

Rimarrebbero invariati, invece, i costi legati alla diaria (attualmente pari a circa 37 milioni di euro) comprensiva delle spese di viaggio e di permanenza a Roma, nonché quelli più rilevanti, legati alle pensioni di ex senatori ed ex dipendenti (ben 233 milioni di euro) o agli immobili.

Se la logica è quella del risparmio, perché non ridurre sia i senatori che i deputati? 

Nel tempo sono stati avanzati diversi progetti di riforma che proponevano di ridurre il numero dei membri di entrambe.

Quanto pesa la spesa per le indennità dei senatori in carica? 

Perché non diminuire anche il numero dei deputati? 

Ha gravato sul bilancio complessivo dello Stato per una percentuale dello 0,064%, con un rapporto di 1:1.568. 


Una delle disposizioni finali della riforma, allo scopo dichiarato di rendere più efficiente la gestione delle due Camere, istituisce un ruolo unico dei dipendenti del Parlamento. 

Si costituzionalizza, così, questa figura di funzionario statale, con il rischio di sottrarla definitivamente alle manovre di risparmio che interessano tutti gli altri dipendenti pubblici (spending review, blocco del turn over e degli scatti stipendiali, tagli delle pensioni, etc.). 


Nela graduatoria degli Stati con il maggior numero di parlamentari per abitante, l’Italia si colloca al 22° posto sui 27 Paesi considerati. 

Gli Stati di dimensione comparabile presentano valori analoghi: in Italia ci sono 1, 6 parlamentari ogni 100mila abitanti; 

in Francia 1,4 e in Spagna 1,3. 

Hanno invece una posizione particolare il Regno Unito (2,4 parlamentari ogni 100mila abitanti) e la Germania (0,8 parlamentari ogni 100mila abitanti).

Al di là dei numeri, che come si è visto sono assolutamente nella norma, la discussione sul numero adeguato di parlamentari dovrebbe essere preceduta da una seria riflessione sulla rappresentanza: 

chi o che cosa si vuole rappresentare? 

Come? 

Per esercitare quali competenze? 

www.ilbollettinoirpino.blogspot.it

Invero, se la funzione del Senato deve essere, come si dice, quella di tutelare le competenze regionali e di rappresentare le istanze degli enti regionali (e non direttamente l'elettorato della Regione), allora il numero dei suoi componenti si può ridurre ulteriormente, alterando il rapporto popolazione/ rappresentanti, (ad esempio assegnando un numero fisso e uguale di delegati ad ogni ente territoriale, a prescindere dalla sua consistenza demografica, come avviene negli Stati Uniti). 

La riforma, però, non sposa questa logica. 

Riduce soltanto il numero dei senatori, i quali, come si è visto, non rappresenteranno la Regione da cui provengono, ma le forze politiche che li hanno selezionati e riprodurranno, dentro al Senato, 

la composizione partitica dei Consigli regionali, senza nemmeno essere vincolati (come avviene in Germania col vincolo di mandato) alle direttive della propria Regione

Stativi buoni.

Roy

La Costituzione alterata per compiacere l'Europa e...

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23 dicembre 1947: Enrico De Nicola firma la Costituzione Italiana



MODIFICHE AL TITOLO I DELLA PARTE II DELLA COSTITUZIONE 
 


Art. 1. 

(...) Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Concorre all'esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, nonché all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori (...)

Così, tanto per incominciare, evidenziamo l'articolo 1 che dovrebbe imporci, per Costituzione, una sudditanza a vita, dell'Unione Europea.

Questo è il motivo principe,crediamo, che spinge Merkel e compagni all'esaltazione del si al referendum: quale Stato mondiale potrebbe inserire nella propria Costituzione, la volontà di perdere la dignità di Nazione autonoma?

Troviamo criminale questa scelta;

svendere la Patria con la complicità di un Parlamento di venduti e corrotti, oltretutto eletti con una legge incostituzionale, è abominevole, e lo è ancora di più, fidando arrogantemente nella risposta di una maggioranza che tale non è.

La riforma sostanzialmente non muta i costi della politica

Le spese per il Senato ammontano, attualmente, a circa 540 milioni di euro. 

Nel 2015 questa istituzione dal bilancio pubblicato sul sito del Senato, risulta chiaramente che la spesa per le indennità dei senatori, (pari a circa 42 milioni di euro, ossia meno del 10% del totale), è solo una piccola frazione del costo complessivo dell’Istituzione. 

Rimarrebbero invariati, invece, i costi legati alla diaria (attualmente pari a circa 37 milioni di euro) comprensiva delle spese di viaggio e di permanenza a Roma, nonché quelli più rilevanti, legati alle pensioni di ex senatori ed ex dipendenti (ben 233 milioni di euro), agli immobili, ai Se la logica è quella del risparmio, perché non ridurre sia i senatori che i deputati? 

Nel tempo sono stati avanzati diversi progetti di riforma che proponevano di ridurre il numero dei membri di entrambe.

Quanto pesa la spesa per le indennità dei senatori in carica? 

Perché non diminuire anche il numero dei deputati? 

Ha gravato sul bilancio complessivo dello Stato per una percentuale dello 0,064%, con un rapporto di 1:1.568. 


Anzi: una delle disposizioni finali della riforma, allo scopo dichiarato di rendere più efficiente la gestione delle due Camere, istituisce un ruolo unico dei dipendenti del Parlamento. 

Si costituzionalizza, così, questa figura di funzionario statale, con il rischio di sottrarla definitivamente alle manovre di risparmio che interessano tutti gli altri dipendenti pubblici (spending review, blocco del turn over e degli scatti stipendiali, tagli delle pensioni, etc.). 


Nela graduatoria degli Stati con il maggior numero di parlamentari per abitante, l’Italia si colloca al 22° posto sui 27 Paesi considerati. 

Gli Stati di dimensione comparabile presentano valori analoghi: in Italia ci sono 1, 6 parlamentari ogni 100mila abitanti; 

in Francia 1,4 e in Spagna 1,3. 

Hanno invece una posizione particolare il Regno Unito (2,4 parlamentari ogni 100mila abitanti) e la Germania (0,8 parlamentari ogni 100mila abitanti).

Al di là dei numeri, che come si è visto sono assolutamente nella norma, la discussione sul numero adeguato di parlamentari dovrebbe essere preceduta da una seria riflessione sulla rappresentanza: 

chi o che cosa si vuole rappresentare? 

Come? 

Per esercitare quali competenze? 

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Invero, se la funzione del Senato deve essere, come si dice, quella di tutelare le competenze regionali e di rappresentare le istanze degli enti regionali (e non direttamente l'elettorato della Regione), allora il numero dei suoi componenti si può ridurre ulteriormente, alterando il rapporto popolazione/ rappresentanti, (ad esempio assegnando un numero fisso e uguale di delegati ad ogni ente territoriale, a prescindere dalla sua consistenza demografica, come avviene negli Stati Uniti). 

La riforma, però, non sposa questa logica. 

Riduce soltanto il numero dei senatori, i quali, come si è visto, non rappresenteranno la Regione da cui provengono, ma le forze politiche che li hanno selezionati e riprodurranno, dentro al Senato, 

la composizione partitica dei Consigli regionali, senza nemmeno essere vincolati (come avviene in Germania col vincolo di mandato) alle direttive della propria Regione

Stativi buoni.

Roy