martedì 1 settembre 2015

Fiat e Ferrari, ciò che eravamo e che non siamo più..

Fiat 1100 Gran Luce del 1960
Sergio Marchionne, un canadese molto fortunato, sta dilapidando con determinazione un patrimonio culturale, economico ed affettivo, senza pari, oltretutto costato agli italiani, cento anni di contributi e di fiducia.

Spiegare il significato di un’azienda che ha generato un’intera società, formandola ed erudendola, donandole attesa nel futuro, facendo crescere l’Italia come il territorio che genera lavoro nel rispetto dei propri figli, è facile solo per chi è cresciuto nei valori che oggi si tende a ghettizzare.

http://ilbollettinoirpino.blogspot.it/2015/08/avellino-citta-dei-soprusi.html

Invece, le aspettative della finanza creativa, delle invenzioni e dei trucchi, ci vedono ai primi posti per dirigenti e tecnici che non capiscono nulla d’industria, relegandola  a mero perseguimento dell’utile, fondato su licenziamento ed abbattimento delle spese, ultimo baluardo di felicità.

Non è così!

L’azienda, l’industria, l’impresa, era un’entità vivente, essa rappresentava i suoi operai con le loro affezioni, i loro dubbi, le loro speranze: al diavolo l’utile fine a se stesso, se poi non corrispondeva all’animo umano, quello che ci spinge e costringe, quello che ci regala attimi di gioia e di dolore, ma che, sempre, ci rende veri e ci trasforma in Patria.

Stativi buoni.
Roy