lunedì 9 maggio 2011

L'Italia degli eroi

Quanti eroi in Italia: ci siamo sempre distinti per la codardia del tradimento, ma in tempo di pace, tutti eroi.

I magistrati che vengono uccisi sono eroi, pertanto chi vivrà, resterà per sempre un…nessuno.

Non capisco perché chi fa il proprio lavoro, retribuito anche largamente, e muore per un atto criminoso, diventa un eroe, mentre se un operaio che va a pulire una cisterna, per uno stipendio da fame, muore, sempre per una mancanza criminosa, non ha dignità d’eroe.

Non voglio sminuire l’azione di nessuno, ma non credo che fare il proprio lavoro, specialmente per chi ha la fortuna d’averlo ed oltremodo retribuito, nella disavventura violenta possa essere paragonato a chi sa lottare fino al cosciente sacrificio di sé. La coscienza del sacrificio indica che la morte è certa, non casuale o accidentale. Non credo che il magistrato che si trova in zone difficili, che si avvale di scorta e di ogni possibilità di salvaguardia della propria incolumità, quando va al lavoro, ogni mattina, pensa che stia andando incontro alla morte: e le famiglie che vengono coinvolte suo malgrado? Come definire colui che mette a repentaglio la sicurezza dei familiari senza che questi lo accettino? E se pure, chi ci dà il diritto di rischiare la vita degli altri?

Questo è un paese strano, ma proprio strano.

Stativi buoni.

Roy