giovedì 10 novembre 2011

Ma Monti è un altro innamorato dell'euro...

a L'infedele, il talk di Gad Lerner su La7 nella puntata dello scorso 26 settembre: "L'euro è stato un successo - ha spiegato convinto l'economista e professore della Bocconi - e la prova è la Grecia, costretta a dare peso alla cultura della stabilità con cui sta trasformando se stessa". Un sacrificio sull'altare dell'euro, il rischio default di Atene, che si spera non debba toccare anche all'Italia.
Siamo perduti: se questo nuovo 'archimede' dell'economia va avanti per la sua strada alla faccia delle realtà, non abbiamo speranze. Ma d'altra parte io non ho molta fiducia nelle capacità deduttive del Presidente Napolitano; anche lui si sceglie 'i similes...' e Monti che per lui è sulla via giusta, farà il bene dell'Italia...? Non vorrei che cadessimo nella brace senza passare dal via, solo perchè in terra caecorum chiunque è meglio del governo che stiamo mettendo in soffitta. Purtroppo siamo ricchi di sapientoni che non sanno fare ammenda dei propri errori, e trovando ardite scuse, rappresentano con maggiore forza il pensiero che sanno sbagliato.
Stativi buoni.

Roy

E se l'Italia uscisse dall'euro zona...

Grandi cambiamenti all’orizzonte, forse ce la faremo per l’egoismo di Francia e Germania che ritengono di salvarsi creando degli stati e staterelli: gruppi di paesi europei forti e piccoli gnomi.

Ma ben venga, se dovessimo finalmente uscire dalla trappola in cui ci portò Prodi con la benedizione di tutti, sia chiaro, ritorneremmo umani e ricorderemmo come un incubo superato, un periodo lungo poco più di un decennio durante il quale abbiamo sofferto. Oggi tanti economisti, finalmente illuminati, riconoscono l’affare sbagliato, mettendo da parte la vigliaccheria che li ha contraddistinti in questi anni: nessuno ha voluto cantare fuori dal coro, l’euro era un’invenzione formidabile, dimenticando che un cambio alla pari con il marco ci avrebbe distrutti. E così è stato. Ancora qualcuno, come Draghi o Napolitano, restano innamorati dell’idea, senza osservare con onestà intellettuale, che non si possono associare la Fiat ed il costruttore artigiano: ovviamente l’uno inghiottirà l’altro. Pensate alla Ferrari che piano piano è diventata di proprietà torinese. Preghiamo perché usciamo da questo dramma o almeno che ci permettano di rinegoziare il valore della moneta.

Stativi buoni.

Roy