mercoledì 14 novembre 2012

Germania uber...Italia

Il Fatto Quotidiano

Germania-Italia: 3-0 nell’industria alimentare

Secondo una ricerca elaborata da Nomisma i tedeschi ci battono per l'esportazione dei prodotti alimentari, con un fatturato che è circa il triplo del nostro per formaggi, latticini, spezie ma anche per carni preparate e derivati del pesce

Made in Italy

Anche questo dobbiamo sopportare: va bene che la Germania ci bacchetti per i nostri conti e che Frau Merkel con pugno di ferro provi a dettare la linea dell’Unione Europea, ma che il nostro Paese esporti meno prodotti alimentari del colosso teutonico mi sembra inaccettabile. Eppure è quanto risulta dall’ultima ricerca elaborata da Nomisma che per questo settore guarda le prestazioni non solo dell’Italia ma appunto anche di Germania e Francia.
Non sono vantaggi competitivi per l’Italia né la qualità, che grazie ad un clima migliore è innegabile, ma neppure la differenziazione dei prodotti molto più numerosi, o peggio ancora non porta concreti risultati quel tanto sbandierato Made in Italy che dovrebbe rappresentare il grimaldello di ogni attività commerciale. Insomma l’industria alimentare tedesca funziona meglio di quella italiana e di gran lunga, basti pensare che il suo fatturato è quasi il triplo rispetto a quanto riusciamo a fare noi per molte categorie di prodotti, dai formaggi e latticini, al caffè e le spezie; mentre è più del triplo per carni preparate e derivati del pesce.
Vinciamo di gran lunga solo per quanto riguarda le conserve e i vini. Lo studio di Nomisma prova a spiegare questa debacle cercando di analizzare gli aspetti strutturali del nostro sistema agroalimentare. Il primo elemento messo in evidenza è il fattore dimensionale. L’industria alimentare è fortemente polverizzata sul territorio per cui le aziende con più di 50 addetti sono meno di 900 e pesano per l’1,5% del complesso. Invece in Germania sono di nuovo il triplo. Sempre sul fronte nostrano il 60% del fatturato è riconducibile alle società con più di 50 dipendenti, in Germania per l’85%. Si sottolinea questo dato non per amore di gigantismo o sognando multinazionali capaci di influenzare il pianeta con le proprie scelte. Piuttosto è il fatto che imprese di dimensioni maggiori sono spesso meglio strutturate e capaci di presidiare mercati distanti. L’altro fattore di difficoltà nel nostro Paese riguarda la dotazione infrastrutturale – tema ricorrente – ma che mai come in questo settore abituato a spostarsi sulle imponenti ruote dei camion incide. In termini di rete autostradale misurata per 1.000 km quadrati di superficie la Germania è terza in Europa e l’Italia 22esima, così diventa inutile scendere in campo e Frau Merkel vince facile.
di Massimiliano Carbonaro

Stativi buoni.
Roy