domenica 7 novembre 2010

le assicurazioni

Compagnie, alcune importanti, stanno disdettando contratti atavici con clienti che non solo non hanno prodotto sinistri ma che in tempi di vacche magre hanno contribuito a sostenere le imprese stesse.
Questo bel paese, pieno di poesie come Marchionne a capo della Fabbrica Italiana Automobili Torino, grande e capace di retribuirlo come fosse un emiro, deve la propria fortuna ad uno stato prigioniero dei vecchi sindacati che lo ricattavano continuamente, e pertanto elargiva miliardi a pioggia perchè questa azienda non creasse ulteriori problemi al sociale.
Gli Agnelli ci hanno marciato da sempre, non ci hanno mai rimesso un forchettina d'argento per pagare gli stipendi di chi lavorava per la loro "grandezza", mettevano immediatamente tutti in cassa integrazione e ci pensavamo noi a pagare le loro perdite. Non hanno mai avuto a cuore il benessere di qualcuno ma solo ed esclusivamente il proprio: hanno utilizzato le rottamazioni chieste a gran voce per poi aborrirle quando il super manager, sbagliando, ha ritenuto di non averne più bisogno, come per dire noi non abbiamo bisogno di voi, semmai è il contrario. La casta delle assicurazioni ebbe la capacità di rendere obbligatoria l'RCA automobilistica ma solo per l'automobilista alla mercè delle Compagnie che fanno e disfano a proprio piacimento, aumentano i premi, evitano la clientela scomoda, pongono condizioni capestro. Ma come funziona? La legge è uguale solo per gli indifesi? L'utente deve assicurarsi per forza, ma l'impresa può rifiutarsi o imporre ricattatoriamente prezzi inammissibili. E' la vecchia storia di questa nazione abituata a spremere il cittadino figlio di un dio minore, è il drago che ci azzanna e ci arrostisce, un vampiro che succhia e uccide.
Noi subiamo ma se ci rompiamo credo sia giusto ricordarsi di Terzigno.
Stativi buoni.

Roy