giovedì 8 novembre 2012

Il sud con la vocazione dell'agnello


Stati                                                                              Bandiera dell'Italia   Italia
Territorio Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna
Superficie 123.024 km²
  Abitanti 20.907.897 (28-02-2011)
    Densità 169,95 ab./km²
Quando di un problema si parla per decenni senza risolverlo, vuol dire che se ne parla a vanvera, senza conoscerne le cause e chiedendo  la sua soluzione a chi non lo vive  o ne è una concausa. A volte penso che se tornassero in vita i grandi meridionialisti, direbbero ai politologi: “Smettetela di ripetere quello che noi dicemmo. State ancora  fermi al punto a cui noi eravamo arrivati. Leggete altro”. 
Ai loro tempi, non c’era l’UE e nemmeno la globalizzazione. Trovo in un mio scritto del 1979, “Imperialismo culturale e imperialismo economico”, argomentazioni valide ancora oggi.  Nelle varie letture sul Mezzogiorno, e in particolare sull’Irpinia,  non trovo idee utili ad uscire dal sottosviluppo, ma solo descrizioni, ripetizioni e lamentele. Gli scritti sembrano derivare da una fiducia nella Divina Provvidenza o dalla espressione defilippiana  “ addà passà ‘a nuttata”.  Secondo  lo Svimez, ci vogliono altri 400 anni  per risolvere il problema del Sud.  Secondo me, se si procederà con la stessa ignoranza politico-economica e con la stessa  mentalità, quattro secoli non basteranno.  Perché? Lo spiego subito. Parto dal Teorema di Palomba, relativo al rapporto tra i Nord e i Sud del mondo.  I Nord sono cresciuti succhiando (o avendo in regalo) il valore aggiunto prodotto dalle risorse dei Sud.  Finché ciò continuerà a verificarsi, i Sud resteranno sempre Sud. 
Alcuni esempi: 1) il Sud produceva grano , il Nord lo comprava, lo trasformava in pasta che vendeva anche al Sud.  Cento lire di grano diventano mille lire di pasta. La differenza tra le due cifre rappresenta il valore aggiunto, che non restava al Sud;  2) Gli enti locali del Sud sopportano i costi per far diplomare o laureare un giovane, il quale, non trovando lavoro, emigra al Nord, che utilizza un’energia senza aver sopportato costi per la sua formazione. Mezzogiorno – Mappa
Il valore aggiunto è rappresentato dalla differenza tra la capacità lavorativa del giovane laureato e quella di quando era bambino.  
Con il passare del tempo, le cose non sono migliorate. Oggi, qual è la merce, che produce più valore aggiunto?  E’ presto detto. Il risparmio.  
 In Irpinia, il risparmio annuale  è di 5.000 euro per abitante. Se moltiplichiamo 5.000 per 450.000, abbiamo due miliardi e duecentocinquanta milioni.  Se le banche di altre province o di altri paesi vanno alla caccia di risparmiatori è per ricavare reddito.  Se ipotizziamo che, al netto del tasso (basso) pagato ai risparmiatori, realizzeranno un rendimento del 4% , abbiamo un valore aggiunto di 82.500.000 euro.  Se consideriamo il risparmio accumulato negli anni (ad esempio e per difetto , 2.250.000.000 euro per 20 anni) abbiamo una massa risparmio gigantesca, che viene ceduta stupidamente alle province delle banche, che hanno filiali in Irpinia. A cui, bisogna  aggiungere l’Ente Poste.  C’è, poi , il pagamento di servizi che il  Sud, sempre per stupidità politico-economica, non si è posto il problema di creare e li riceve dal Nord. Prendiamo ad esempio, il servizio assicurativo. Per essere sintetico, mi limito alla R.C.A., rappresenta solo una parte dei servizi assicurativi. Ipotizzando un’auto ogni due abitanti, in Irpinia, abbiamo 225.000 auto. Il costo medio (lo chiamano premio) assicurativo annuo è di 1.000 euro. Se moltiplichiamo 225.000 per 1.000 euro, abbiamo 225.000.000  euro (quanto pagano gli irpini).  Se alle società assicuratrici resta, come guadagno, il 20%, abbiamo 45.000.000  euro ( un altro bel regalo). Come mai, la politica provinciale, i sindacati e gli imprenditori non si  sono  posti mai questo problema?
Sempre dall’insegnamento di Palomba, abbiamo appreso che se i Sud seguono i Nord, non li raggiungeranno mai. Dovrebbero anticiparli sull’istruzione e sull’innovazione. Ma anche su questo versante è buio pesto, tanto che giovani del Sud vanno a studiare al Nord, provocando altre uscite finanziarie. Non parliamo della sanità.  Se aggiungiamo che non si sanno valorizzare nemmeno settori importanti, come agricoltura, ambiente, beni culturali e turismo, come facciamo a intravedere le stelle? Che dire  della camorra, dell’illegalità, dell’inefficienza amministrativa e dell’estemporanietà? Tutte, diseconomie. E tutti se ne impipano.

Avellino 05.11.2012                                              Luigi Mainolfi
                                                                                      l.mainolfi@alice.it
Stativi buoni.
Roy