lunedì 17 gennaio 2011

Vttorio Sgarbi depositario della cultura universale

Ieri, domenica, ascoltando RAI 1, c'è stato un intervento del solito Sgarbi che tacciava d'ignoranza l'intera platea, invitata a studiare; sempre con i toni accesi che il buon Vittorio impone a se stesso, sicuro di mantenere alto l'ascolto, prenotandosi così un altro invito lautamente retribuito.
E' tenero l'atteggiamento di questo intellettuale sui generis, disposto a tutto pur di colmare i propri bilanci evidentemente spesso in rosso. L'argomento era la differenza fra lingua e dialetto: lingua quella veneta, antica e rappresentativa, poco più di un dialetto, quella napoletana. Nessuno dubita di uno Sgarbi studioso, oltretutto non saprebbe fare altro; il problema è che qualche volta, evidentemente alla ricerca di conferme preconcettuali, lo fa male. La differenza fra idioma e lingua è nulla, utilizzata, quella napoletana, nel Regno delle due Sicilie per documenti ufficiali, ma ancora prima fin da 79 a.c.; nel 960 si trovano opere letterarie scritte in napoletano: 10.000.000 sono le persone che lo parlano, mentre circa 3.000.000 sono quelle che conoscono il veneto, prodotto da una contaminazione fra il latino volgare ed il venetico. Comunque si parte dal XIII secolo. Trovo stupido infognarsi in queste disamine, ma se volgliamo farlo, siamo pronti, pur di zittire per un pò quella "capra" di Vitty.
Stativi buoni

Roy