sabato 29 gennaio 2011

Il coefficiente di pericolo sociale

Subiamo l'ennesimo attacco giudiziario per far cadere il governo di destra e ricordiamo l'avviso di garanzia a Berlusconi nel 1994 mentre presiedeva un consiglio mondiale sulla criminalità, determinando il primo sputtanamento universale di uno stato, voluto al suo interno da un potere che prima di tutto avrebbe dovuto salvaguardare il buon nome dell'Italia; i magistrati e la sinistra in genere, non hanno in gran considerazione il bene comune. Il tornaconto ad ogni costo: muoia Sansone con tutti i Filistei. All'apertura dell'anno giudiziario anche i relatori si lamentano della mole inevasa di atti, si determina una selezione per importanza e gravità, ma postilla: se si tratta di Berlusconi scoperto con le dita nel naso, aprire fascicolo immediatamente e tralasciare tutto. Alla luce delle sommosse così vicine nel mediterraneo, sarebbe opportuno chiedersi, lo dico anche ai sapientoni del nuovo polo, se l'Italia sia a rischio; ma già noi siamo i più bravi, figuriamoci, ma quale rischio corre un paese così dritto che si accartoccia su se stesso per una faccenda di sesso: siamo un popolo di disturbati, con manie moralistiche. Pensate che c'è un coefficiente che rappresenta uno stato di pericolo sociale, questo segnale ci avverte che siamo vicini a possibilità di insurrezioni e gravi agitazioni nel paese: disoccupazione nella crisi economica, disagio sociale, incertezza del futuro fanno lievitare il pericolo che si avvicina a quota 40, campanello d'allarme di possibili sommosse. L'Italia in questo momento ha raggiunto il coefficiente 34.
La domanda sorge spontanea: ma non sarebbe opportuno interessarsi dei problemi veri invece delle..puttanate?
Stativi buoni.

Roy