giovedì 31 gennaio 2013

Le Fondazioni bancarie si fermano al Nord.




Una volta nel beneventano, ai confini tra i comuni di Arpaia e Paolisi, si verificò un incidente stradale con un morto.

Arrivarono i vigili dei due paesi. L’auto stava in territorio di Paolisi e il morto, per tre quarti, in quello di Arpaia. Mentre i vigili  discutevano per  trovare un accordo, il più anziano  (Don Michele, che era di Paolisi) esclamò: 
il morto è nostro!
   
Sui giornali delle ultime settimane, leggiamo dichiarazioni sintetizzabili in 

Il Banco è tuo!”  No!...  Il Banco non è mio”. 

Il riferimento è al Monte Paschi  di Siena (MPS).  A me, quello che leggo e sento provoca disgusto e rabbia.   

I vari commentatori, come se avessero  scoperto l’America, cercano di apparire difensori della legalità, dell’etica e del bene comune. Sembrano il bambino, che, stando alla foce di un fiume inquinato, si rivolgono al papà, dicendo: papà, il fiume è inquinato. 

I leader dei partiti utilizzano il fatto per attaccare l’avversario o per dirottare le accuse. Ritengo grave il non capire che quello che sta emergendo è la naturale conseguenza di atti posti in essere nel corso degli anni, dettati da una concezione della politica sbagliata. 

I consensi non si conquistano con le proposte, ma si acquistano con gli intrallazzi. Inoltre, il campo bancario-finanziario è andato diventando il campo di battaglia per la conquista del potere, nel mentre la politica faceva finta di non interessarsi di ciò che riguardava le Banche e i banchieri. 

Chi ricorda  voci contrarie alla nascita delle attuali Fondazioni bancarie?  Con la legge n.218 del 1990 si rafforzò l’intreccio fra politica e affari, anche per l’aumento dell’importanza degli Enti locali nella gestione delle Fondazioni

Chi si è mai preoccupato delle conseguenze della scomparsa della distinzione tra Banche di credito e Banche di investimento? Cosa che ha reso più difficile il controllo. Chi si è mai preoccupato della fine della separazione dell’ attività bancaria da quella assicurativa ?  

Si sono raddoppiati i difetti  e decuplicati i costi dei servizi, in un regime di “pluri-monopolio”, camuffato in nome della concorrenza virtuale (a Monaco con 36 euro si assicura un ciclomotore, mentre a Napoli ce ne vogliono 800).   

Chi ha ostacolato il cannibalismo della finanza nell’economia?

Quale forza politica e quale Savonarola televisivo ha richiamato l’attenzione sul fatto che le Fondazioni, alimentate da una percentuale del reddito prodotto dalle banche di riferimento, rappresentano un tesoro per gli investimenti nei settori cultura, spettacolo, sport e servizi sociali e un  canale di trasferimento di risorse dal Sud al Nord (il reddito del Paese nel mese di   gennaio proviene da tutta l’Italia, mentre  le attività finanziate sono quasi tutte al Centro Nord). 

Ricordo che in tutto il Meridione ci sono otto Fondazioni, quante quelle esistenti nella sola Lombardia.
 
Chi ha voluto che le Fondazioni, da destinatarie di una percentuale del reddito prodotto dalle Banche, diventassero “padrone “ dei loro finanziatori? 

Padroni diventati  strumenti di potere nelle mani dei partiti locali.   

Si parla dell'MPS e del PD, partito di maggioranza nella Toscana, ma il fenomeno esiste dovunque c’è una Fondazione. E’ giusto pretendere,  in campagna elettorale, che le forze in campo dicano che cosa hanno in mente e come vogliono eliminare una distorsione tipicamente italiana? 
Restiamo in attesa.

Avellino, lì 29 gennaio 2013            

Luigi Mainolfi
                                                                                                                     
                                                                                                l.mainolfi@alice.it