giovedì 17 gennaio 2013

Per chi morire?

Sono grandi le difficoltà a capire “dove ci troviamo e dove siamo diretti”, come italiani e come  Nazione. Per molti, la scelta tra destra e sinistra  è tranquillizzante.  Fatta la scelta, si intravede l’alba.  Per me, fatta la scelta “ed è subito sera”.  

Giuseppe Bedeschi mi ha aiutato a trovare il punto di partenza per un mio ragionamento, quando ha scritto  “la contrapposizione sinistra-destra è, oggi, complicata dal fatto che ci sono due sinistre e due destre”. Queste parole mi hanno indotto ad esternare una  convinzione, che mi sembrava azzardata. Ci sono tre sinistre e tre destre, perché i campi, nei quali possono apparire, sono tre: ideologico, scientifico-accademico e sociale.  Ad esempio, Ichino rappresenta la sinistra accademica; il segretario di Rifondazione Comunista  rappresenta la sinistra ideologica e Vendola rappresenta la sinistra sociale-cristiana. 
I tre tipi possono essere anche conflittuali. 
Una dimostrazione:  Ichino è stato buttato al centro montiano. Nel campo avverso, Storace è destra ideologica; Fini, da quando dà più importanza al sociale, viene chiamato traditore; i liberali rappresentano la destra accademica (Einaudi e Croce); la Confindustria quella sociale (a modo suo). Perciò, mi è chiara la conflittualità vivace nel campo della sinistra e quella spigolosa nel campo della destra. Le baruffe chiozzotte televisive vengono alimentate dalla combinazione dei sotto-campi. Il calcolo combinatorio insegna che con 6 elementi abbiamo 720 combinazioni, senza contare le varie gradazioni degli elementi. Non è finita.  Di Pietro è di destra o di sinistra?  Grillo, a quale sottocampo appartiene? Il giustizialismo di Ingroia è di destra o di sinistra? La Lega è di destra o di sinistra?
Le aggregazioni elettorali risentono della situazione descritta e aspirano alla vittoria, pur sapendo che, dopo, non riusciranno a governare.  Il motivo, per cui  nessun leader dice  cosa farà in caso di vittoria, è quello di evitare polemiche con gruppi dello stesso schieramento. 
Cosa potrà fare un partito, che candida chi proviene dalla Confindustria e chi proviene dal Sindacato? 
Gli elettori lo stanno avvertendo e decideranno di conseguenza, votando più contro che a favore. 
Non è populismo.
E’ la conseguenza della mancanza di contenuti, nel confronto politico, delle macchiette televisive (confronti politici) e del clima da guerra di tutti contro tutti. 
Nella seconda Repubblica, gli equivoci e le furbizie, sulle quali sono state costruite le varie formazioni politiche, accompagnate dagli intrallazzi , dall’ignoranza, dall’affarismo e dall’illegalità, hanno provocato la graduale perdita di credibilità nelle forze politiche.  Ora, siamo alla fine della commedia. 
Speriamo che ci sia un periodo di distruzione creativa.
16.1.2013                                                                    Luigi Mainolfi