martedì 18 settembre 2012

Fiat: vecchie e nuove strategie.


Riecco il grande 'manager' che va all'attacco: prima catechizzò il governo perchè la rottamazione non serviva più, lui era così bravo che faceva volentieri a meno dei contributi statali, ora si accorge che non è nessuno e li rivuole...! Ha detto bene Diego Della Valle: per quello che ha avuto la Fiat potrebbe considerarsi un'azienda pubblica. Dovrebbero mettere mano alla tasca ed investire, gli Agnelli, invece di spartirsi dividendi inesistenti...! Tornino a giocare a golf o a sciare, come hanno sempre fatto nella loro vita, lascino fare l'imprenditoria alle persone serie. Parole dure ma estremamente vere: gli imprenditori italiani diventano tali per 'Grazia Ricevuta'; esserlo è cosa ben diversa, non basta una patente rilasciata da qualche riccone che non sa manco scrivere il proprio nome. Marchionne è uno di questi, i miliardi elargiti dagli Agnelli non lo hanno qualificato ed i fatti lo dimostrano. Stamane a Rai 1 un altro professore della Sapienza alla domanda se avrebbe dovuto la Fornero convocare Marchionne, ha risposto che avrebbe visto più un Marchionne convocare il Ministro. Riccardo Gallo ha spiegato che l'AD non riesce a prendere il bandolo della matassa; davanti alla crisi invece di proporre attende ancora una volta l'assistenza. In tutto il mondo la Fiat ha contrattato con i governi fornendo proposte e programmi da rispettare. In Italia si fa quello che si vuole e non si rispettano i patti perchè esiste la complicità governativa: non si sa se perchè insulsa o per disegno. Fatto sta che Fiat non ha strategie e progetti . La perdita di competività sfiora il 20% rispetto agli altri paesi europei, l'Italia è ostaggio di inetti ed incompetenti e questa inconsistenza è allargata ad imprenditori che tali non sono: c'è un sottobosco di piccole e medie imprese italiane che in questo preciso momento stanno assumendo ed aumentano il proprio fatturato.

Stativi buoni
Roy

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