venerdì 10 dicembre 2010

gli extracomunitari e l'italiano

Ogni tanto mi piace raccontare la barzelletta del lupo e la tigre: qualunque cosa facesse il lupo in favore della tigre, questa lo picchiava, semplicemente perché il lupo le era antipatico.

Così gli italiani del nord che, dimenticando vigliaccamente di essere un popolo di emigranti, cerca in tutti i modi di disfarsi degli extracomunitari, necessari e forse indispensabili per la nostra economia. Già 30 anni fa dei politici di razza spiegavano che ormai l’italiano anche se ridotto alla fame, rifiutava i mestieri poveri e duri, da cui l’utilità dei cittadini africani o dell’est europa. Ed invece, ecco istituire prove d’entrata mortificanti per la loro stessa esistenza, permettere allo straniero l’accesso solo se in possesso della lingua parlata in Italia, come se questa povera gente si potesse trastullare nel proprio paese frequentando scuole d’italiano, se esistessero, invece di scappare da un’esistenza drammatica e disonorevole. Quando mai i nostri antenati o i nostri ragazzi che sono andati all’estero per lavoro, hanno subito una prova del genere: solo una mente retrograda, pari a quelle malate di alcuni capi di stato dispotici dell’entroterra africano, magari dediti al cannibalismo, poteva architettare questo vile espediente. Chiedere a chi chiede è forse la definizione di turpitudine. Siamo un popolo malato, non conosciamo la solidarietà, solo a chiacchere o se pensiamo di averne un tornaconto: la carità fa più bene a chi la fa, pensiamoci.

Stativi buoni.

Roy

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