Quando ci si scontra in televisione sulla riforma, sembra che anche chi ha torto riesca a ciurlare nel manico, senza manco tanta destrezza.
E' talmente astruso e illogico il decisionismo delle parti, che è difficile non chiedersi quale sia poi, la verità.
E quindi da oggi cercheremo di stabilire le ragioni che hanno determinato le riforme.
I 95 senatori con incarichi nelle istituzioni territoriali non dovranno dimettersi dalla loro funzione di consigliere regionale o di sindaco, ma continueranno a svolgerla part-time, con una serie di conseguenze sull’operatività di questi organi che, al contrario, richiedono.
La durata del mandato di senatore coinciderà con quella di consigliere regionale e di sindaco.
Avremo, quindi, un Senato a formazione progressiva, soggetto a variazioni continue in ragione delle diverse scadenze degli organismi territoriali.
Si consideri, quindi, i Consigli regionali: ai 95 senatori eletti dalle istituzioni territoriali si aggiungono 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica e scelti tra i cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico.
Un Senato dopolavoro.
Un Senato a formazione progressiva.
Un partitino del Presidente della Repubblica?
Si tratta di una scelta singolare osteggiata da molti Paesi.
Ad esempio, in Francia la legge n. 125/2014, vieta il cumulo del mandato parlamentare con ogni carica esecutiva nel Governo regionale e locale.
In carica scadranno: 1 nel 2017;
6 nel 2018
(più i Consigli provinciali di Trento e Bolzano);
5 nel 2019;
6 nel 2020.
Di nuovo, ad essere messo in discussione è l’ordinario funzionamento di questa Camera, a vantaggio di un elevato tasso di incertezza, confusione ed irragionevolezza.
Si è di fronte ad una figura del tutto nuova: senatori a tempo determinato, non più a vita come ora, con mandato di 7 anni non rinnovabile e irragionevolmente coincidente con la durata del mandato presidenziale.
I senatori part-time rappresentano il partito, il Presidente della Repubblica e se stessi.
Il nuovo Senato passerà da 315 senatori a 100, così suddivisi:
74 consiglieri regionali, eletti dai Consigli regionali (oltre che da quelli provinciali di Trento e Bolzano);
21 sindaci, eletti dai Consigli regionali (oltre che da quelli provinciali di Trento e Bolzano) fra tutti i sindaci dei Comuni della Regione e nella misura di uno per ciascuna;
5 senatori, nominati dal Presidente della Repubblica con mandato di 7 anni non rinnovabile.
Sedici i senatori part-time rappresentano il partito, il Presidente della Repubblica, se stessi.
È come se il Presidente della Repubblica avesse propri rappresentanti nel Senato, con un peso assolutamente rilevante e triplicato rispetto a prima.
Attualmente sono previsti 5 senatori a vita su 315;
con la riforma saranno 5 su 100
(come se nell’attuale Senato ce ne fossero 17).
Paradossale, poi, è che tali personalità
«che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario»
vadano ad esercitare il loro alto magistero culturale in un organo che rappresenta esclusivamente le istituzioni territoriali e la cui funzione è di operare un raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica.
www.ilbollettinoirpino.blogspot.it
Sarebbe stato molto più logico che questo pubblico riconoscimento fosse previsto nell’ambito della Camera dei deputati, la sola a mantenere le funzioni di rappresentanza generale del popolo italiano.
Stativi buoni.
Roy
Nessun commento:
Posta un commento