Diego Della Valle
La cultura dell’umano
dovrebbe vivere oltre il finito, una sinestesia che vorrebbe immagini diverse
dagli stimoli falsi e tendenziosi che la secolarizzazione, novella dea
dell’effimero innalzato a fondamento delle coscienze, crea e distrugge a
seconda degli impulsi raccolti da mode ed usi che nulla hanno a che vedere con
il Creato.
Dopo un avvento
imperioso quanto improvviso di una cultura lontana ed irreale, che
attraverso esigenze di
pochi trasfonde il falso dal vero, siamo naufragati in un mare melmoso che non
salva più nessuno: restiamo vittime di ideologie personalistiche che chiedono
rispetto senza darne.
Giornalisti d’immagine
si preoccupano, dalle pagine di allegati del Corriere della Sera, di quanto sia
ingrassato un attore, se la cellulite faccia capolino sulle cosce della
bellissima d’un tempo, o di quanto incida il tempo sulle rughe di qualcun
altro.
Diego della Valle, uomo
ricchissimo e potente, indossa una panciera per dissimulare un ventre pingue.
Vittima di questo
sistema, crede di essere un uomo libero, ma resta incatenato da esigenze
globalizzate che non fanno parte della cultura di questo paese, bensì di una
visione distorta dell’essere, lontana da valori e verità.
Per chiarezza: la sinistra impone incivilmente idee di pochi
che cozzano brutalmente con tradizioni ataviche ed
egoismi e viltà
alimentano errori ed orrori insinuatisi profondamente nell’animo umano,
incapace, ormai, di alcuna difesa.
Stativi buoni.
Roy