Un giornalista vero che non aveva peli sulla lingua, nobile cuore napoletano, forse la bontà vera, quella profonda che nasce da un senso di tristezza per la propria inutilità, incapacità d'essere d'aiuto ha un diritto superiore nel sud dei drammi e della disperazione. Mino D'Amato da tempo non faceva più parte della RAI, forse perchè le sue ragioni d'amore non potevano coincidere con le logiche partitocratiche utilitaristiche dell'immagine e del ritorno economico; ma questo signore elegante nei gesti, nell'espressione e nel rappresentarsi, godeva di grande considerazione presso gli altri media, meno importanti, certo, ma sicuramente più veri, che continuamente lo invitavano perchè potesse parlare e far conoscere la dura faccia della sofferenza, quella malvagia che colpisce chiunque senza una logica umanamente intuibile ma chiara e determinata da un volere superiore che sfugge alle nostre intelligenze. Il mio ricordo da bambino resta legato a quel volto mite e volitivo che oggi come tante altre cose scompare lasciandomi più solo con la mente rivolta ad una preghiera per questo uomo buono, migliore di me.
Grazie.
Roy
Grazie.
Roy