VOLANO STRACCI TRA L’EX
MOGLIE
E AMANDA, LA NUOVA COMPAGNA
DI PINO DANIELE.
FABIOLA SCIABBARRASI:
"AMANDA, CHE ERA L'UNICA IN
MACCHINA CON PINO
NELL'ULTIMO
VIAGGIO, DICA TUTTO QUELLO
CHE
SA.
VOGLIO LA VERITÀ SULLA MORTE
DI MIO MARITO".
ANCORA: "SONO FAVOREVOLE
ALL'AUTOPSIA PER STABILIRE LA
VERITÀ SULLA SUA MORTE".
www.ilbollettinoirpino.blogspot.it
Pino Daniele quando
s’inventò musicista con orgoglio napoletano, lo definivano un cantante per
vecchi, ma appena lo si ascoltava, si capiva che era altro, qualcosa di non
definibile e forse, offensivo per il critico colto di sorpresa: era musica
blues, era musica popolare, era jazz…?
Era Pino Daniele, e
insieme ad altre genialità napoletane come Enzo Gragnaniello, James Senese,
Tony Esposito…hanno sdoganato per sempre la napoletaneità musicale in canzone di
“lingua” napoletana, un’espressione meravigliosa di quanto riesca ad essere strabiliante
tutto quanto nasca a Napoli.
Quello che non mi piace
è la strumentale ingerenza di ogni umano che sente il momento come un’occasione
per diventare protagonista, chiunque si cimenta in organizzazioni di vario
genere: dalla mobilitazione improvvisa, al pullman per Roma, dalla riunione in
P.zza Plebiscito per cantare Napul’è, alla polemica sulla “proprietà” della
salma.
Proprio così, qualcuno
è sicuro che Pino Daniele sia metà della famiglia e metà dei tifosi.
Anche le mogli s’infervorano,
chissà che sarebbe accaduto se il musicista fosse stato uno spiantato…!
Fatto è che Pino
Daniele ha saputo ben gestire il suo pubblico, quello che cercava d’ evitare
facendosi circondare dai suoi gorilla, nonostante abbia lasciato “Napule” da anni, per vivere a Roma ed in Toscana.
Non sono qui a
giudicare, amavo la produzione di Daniele, ma non mi sento di dedicare la mia
vita alla sua, legare il mio passato indissolubilmente a questo artista,
strapparmi i capelli o chiudermi in uno stato depressivo che mai più mi
lascerà.
Non mi piace che se
muore un missionario sconosciuto povero ed indigente per aiutare gli altri,
nessuno se ne freghi, non mi piace che i media girino attorno all’episodio dell’infarto
giorno e notte gonfiando la cosa perché fa notizia, non mi piace che tutti s’infiammino
per dire la propria ora che è morto, che tutti si sentano amici ed intimi, che
ognuno pensi di aver contribuito alla sua genialità musicale, che ognuno abbia
trovato un argomento per dare un senso alla propria vita.
No, non mi piace:
vorrei che valorizzassimo i veri volontari, che ci emozionassimo davanti al
dolore di un cagnolino abbandonato o per chi combatte per gli altri con
gratuità.
Ecco, questo mi
piacerebbe, il resto mi disturba.
Stativi buoni.
Roy