Sono grandi le difficoltà a capire “dove ci troviamo e dove
siamo diretti”, come italiani e come
Nazione. Per molti, la scelta tra destra e sinistra è tranquillizzante. Fatta la scelta, si intravede l’alba. Per me, fatta la scelta “ed è subito
sera”.
Giuseppe Bedeschi mi ha aiutato a trovare il punto di partenza per un mio ragionamento,
quando ha scritto “la contrapposizione
sinistra-destra è, oggi, complicata dal fatto che ci sono due sinistre e due
destre”. Queste parole mi hanno indotto ad esternare una convinzione, che mi sembrava azzardata. Ci
sono tre sinistre e tre destre, perché i campi, nei quali possono apparire,
sono tre: ideologico, scientifico-accademico e sociale. Ad esempio, Ichino rappresenta la sinistra
accademica; il segretario di Rifondazione Comunista rappresenta la sinistra ideologica e Vendola
rappresenta la sinistra sociale-cristiana.
I tre tipi possono essere anche
conflittuali.
Una dimostrazione: Ichino
è stato buttato al centro montiano. Nel
campo avverso, Storace è destra ideologica; Fini, da quando dà più importanza
al sociale, viene chiamato traditore; i liberali rappresentano la destra
accademica (Einaudi e Croce); la Confindustria quella sociale (a modo suo).
Perciò, mi è chiara la conflittualità vivace nel campo della sinistra e quella
spigolosa nel campo della destra. Le baruffe chiozzotte televisive vengono
alimentate dalla combinazione dei sotto-campi. Il calcolo combinatorio insegna
che con 6 elementi abbiamo 720 combinazioni, senza contare le varie gradazioni
degli elementi. Non è finita. Di Pietro
è di destra o di sinistra? Grillo, a
quale sottocampo appartiene? Il giustizialismo di Ingroia è di destra o di
sinistra? La Lega è di destra o di sinistra?
Le aggregazioni elettorali risentono della situazione descritta
e aspirano alla vittoria, pur sapendo che, dopo, non riusciranno a governare. Il motivo, per cui nessun leader dice cosa farà in caso di vittoria, è quello di
evitare polemiche con gruppi dello stesso schieramento.
Cosa potrà fare un
partito, che candida chi proviene dalla Confindustria e chi proviene dal
Sindacato?
Gli elettori lo stanno avvertendo e decideranno di conseguenza,
votando più contro che a favore.
Non è populismo.
E’ la conseguenza della mancanza di contenuti, nel confronto
politico, delle macchiette televisive (confronti politici) e del clima da
guerra di tutti contro tutti.
Nella seconda Repubblica, gli equivoci e le
furbizie, sulle quali sono state costruite le varie formazioni politiche,
accompagnate dagli intrallazzi , dall’ignoranza, dall’affarismo e
dall’illegalità, hanno provocato la graduale perdita di credibilità nelle forze
politiche. Ora, siamo alla fine della
commedia.
Speriamo che ci sia un periodo di distruzione creativa.
16.1.2013 Luigi Mainolfi