Leggendo un editoriale
di Angelo Panebianco, mi è piaciuta la stigmatizzazione che ha fatto su un
argomento che da tempo mi indigna in quest’italietta da terza fila, che si sta
rendendo sempre più ridicolmente stereotipata in un’intolleranza al contrario,
ben più cattiva ed esasperata di quella che per anni, la sinistra, voleva
combattere.
Lo spunto di Panebianco
è stata la moda del rispetto/non rispetto delle esigenze altrui, che
diventano subdolamente, ma manco tanto,
rispondenza alle proprie attese, che per sbagliate che siano, sono quelle che
interessano.
La cultura e la
tradizione di un Paese, e la religione ne fa parte, può essere differenziata perché
non bisogna turbare chi ha scelto il nostro territorio per esigenze sue, non
certo chiamato per risolverci i problemi, se mai a generarne.
L’acredine degli
omosessuali, che pure sono stati discriminati violentemente, e lo sono ancora,
ma senza voce, è ben superiore a quella subita, vantando un diritto di cui
andare fieri, con consequenziale attribuzione di inciviltà di poveri
sottosviluppati senza speranza, a chiunque abbia idee diverse.
La democraticità intellettuale
è sotto gli occhi di chi riesce ad essere onesto almeno dentro di sé: la
sinistra, già depositaria di qualità umane superiori e difficilmente intuibili
da chi non ne faccia parte, è centro di un sistema drogato che non ci permette dialogo,
vedi Renzi, e non lo consente manco al suo interno, perché chi ha lo scettro
comandi, e se la monarchia era un’abnormità, questa sinistra…che è…?
Stativi buoni.
Roy