Fiat 1100 Gran Luce del 1960
Sergio Marchionne, un canadese molto
fortunato, sta dilapidando con determinazione un patrimonio culturale,
economico ed affettivo, senza pari, oltretutto costato agli italiani, cento
anni di contributi e di fiducia.
Spiegare il significato di un’azienda
che ha generato un’intera società, formandola ed erudendola, donandole attesa
nel futuro, facendo crescere l’Italia come il territorio che genera lavoro nel
rispetto dei propri figli, è facile solo per chi è cresciuto nei valori che
oggi si tende a ghettizzare.
http://ilbollettinoirpino.blogspot.it/2015/08/avellino-citta-dei-soprusi.html
Invece, le aspettative della finanza
creativa, delle invenzioni e dei trucchi, ci vedono ai primi posti per
dirigenti e tecnici che non capiscono nulla d’industria, relegandola a mero perseguimento dell’utile, fondato su
licenziamento ed abbattimento delle spese, ultimo baluardo di felicità.
Non è così!
L’azienda, l’industria, l’impresa, era
un’entità vivente, essa rappresentava i suoi operai con le loro affezioni, i
loro dubbi, le loro speranze: al diavolo l’utile fine a se stesso, se poi non
corrispondeva all’animo umano, quello che ci spinge e costringe, quello che ci
regala attimi di gioia e di dolore, ma che, sempre, ci rende veri e ci
trasforma in Patria.
Stativi buoni.
Roy
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