mercoledì 7 gennaio 2015

Pino Daniele, napoletano solo nella musica...

VOLANO STRACCI TRA L’EX 

MOGLIE 

E AMANDA, LA NUOVA COMPAGNA 

DI PINO DANIELE.

FABIOLA SCIABBARRASI:


"AMANDA, CHE ERA L'UNICA IN 

MACCHINA CON PINO 

NELL'ULTIMO 

VIAGGIO, DICA TUTTO QUELLO 

CHE 

SA.


VOGLIO LA VERITÀ SULLA MORTE 

DI MIO MARITO".


ANCORA: "SONO FAVOREVOLE 

ALL'AUTOPSIA PER STABILIRE LA 

VERITÀ SULLA SUA MORTE".


www.ilbollettinoirpino.blogspot.it


Pino Daniele quando s’inventò musicista con orgoglio napoletano, lo definivano un cantante per vecchi, ma appena lo si ascoltava, si capiva che era altro, qualcosa di non definibile e forse, offensivo per il critico colto di sorpresa: era musica blues, era musica popolare, era jazz…?

Era Pino Daniele, e insieme ad altre genialità napoletane come Enzo Gragnaniello, James Senese, Tony Esposito…hanno sdoganato per sempre la napoletaneità musicale in canzone di “lingua” napoletana, un’espressione meravigliosa di quanto riesca ad essere strabiliante tutto quanto nasca a Napoli.

Quello che non mi piace è la strumentale ingerenza di ogni umano che sente il momento come un’occasione per diventare protagonista, chiunque si cimenta in organizzazioni di vario genere: dalla mobilitazione improvvisa, al pullman per Roma, dalla riunione in P.zza Plebiscito per cantare Napul’è, alla polemica sulla “proprietà” della salma.

Proprio così, qualcuno è sicuro che Pino Daniele sia metà della famiglia e metà dei tifosi.

Anche le mogli s’infervorano, chissà che sarebbe accaduto se il musicista  fosse stato uno spiantato…!

Fatto è che Pino Daniele ha saputo ben gestire il suo pubblico, quello che cercava d’ evitare facendosi circondare dai suoi gorilla, nonostante abbia  lasciato “Napule” da anni, per  vivere a Roma ed in Toscana.

Non sono qui a giudicare, amavo la produzione di Daniele, ma non mi sento di dedicare la mia vita alla sua, legare il mio passato indissolubilmente a questo artista, strapparmi i capelli o chiudermi in uno stato depressivo che mai più mi lascerà.

Non mi piace che se muore un missionario sconosciuto povero ed indigente per aiutare gli altri, nessuno se ne freghi, non mi piace che i media girino attorno all’episodio dell’infarto giorno e notte gonfiando la cosa perché fa notizia, non mi piace che tutti s’infiammino per dire la propria ora che è morto, che tutti si sentano amici ed intimi, che ognuno pensi di aver contribuito alla sua genialità musicale, che ognuno abbia trovato un argomento per dare un senso alla propria vita.

No, non mi piace: vorrei che valorizzassimo i veri volontari, che ci emozionassimo davanti al dolore di un cagnolino abbandonato o per chi combatte per gli altri con gratuità.

Ecco, questo mi piacerebbe, il resto mi disturba.

Stativi buoni.

Roy






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