Una volta nel beneventano, ai confini tra i comuni di Arpaia e Paolisi, si verificò un incidente stradale con un morto.
Arrivarono i vigili dei due paesi. L’auto stava
in territorio di Paolisi e il morto, per tre quarti, in quello di Arpaia.
Mentre i vigili discutevano per trovare un accordo, il più anziano (Don Michele, che era di Paolisi) esclamò:
il
morto è nostro!
Sui giornali delle
ultime settimane, leggiamo dichiarazioni sintetizzabili in
“Il Banco è
tuo!” No!... “Il Banco non è mio”.
Il riferimento è al Monte
Paschi di Siena (MPS). A me, quello che leggo e sento provoca
disgusto e rabbia.
I vari commentatori,
come se avessero scoperto l’America,
cercano di apparire difensori della legalità, dell’etica e del bene comune. Sembrano
il bambino, che, stando alla foce di un fiume inquinato, si rivolgono al papà,
dicendo: papà, il fiume è inquinato.
I leader dei partiti utilizzano il fatto
per attaccare l’avversario o per dirottare le accuse. Ritengo grave il non
capire che quello che sta emergendo è la naturale conseguenza di atti posti in
essere nel corso degli anni, dettati da una concezione della politica
sbagliata.
I consensi non si conquistano con le proposte, ma si acquistano con
gli intrallazzi. Inoltre, il campo bancario-finanziario è andato diventando il
campo di battaglia per la conquista del potere, nel mentre la politica faceva
finta di non interessarsi di ciò che riguardava le Banche e i banchieri.
Chi
ricorda voci contrarie alla nascita
delle attuali Fondazioni bancarie? Con
la legge n.218 del 1990 si rafforzò l’intreccio fra politica e affari, anche
per l’aumento dell’importanza degli Enti locali nella gestione delle
Fondazioni.
Chi si è mai preoccupato delle conseguenze della scomparsa della
distinzione tra Banche di credito e Banche di investimento? Cosa che ha reso
più difficile il controllo. Chi si è mai preoccupato della fine della separazione
dell’ attività bancaria da quella assicurativa ?
Si sono raddoppiati i difetti e decuplicati i costi dei servizi, in un
regime di “pluri-monopolio”, camuffato in nome della concorrenza virtuale (a Monaco con 36 euro si assicura un ciclomotore, mentre a Napoli ce ne
vogliono 800).
Chi ha ostacolato il
cannibalismo della finanza nell’economia?
Quale forza politica e quale Savonarola
televisivo ha richiamato l’attenzione sul fatto che le Fondazioni, alimentate
da una percentuale del reddito prodotto dalle banche di riferimento,
rappresentano un tesoro per gli investimenti nei settori cultura, spettacolo,
sport e servizi sociali e un canale di trasferimento di risorse dal Sud al
Nord (il reddito del Paese nel mese di gennaio proviene da tutta l’Italia, mentre le attività finanziate sono quasi tutte al
Centro Nord).
Ricordo che in tutto il Meridione ci sono otto Fondazioni, quante
quelle esistenti nella sola Lombardia.
Chi ha voluto che le Fondazioni, da
destinatarie di una percentuale del reddito prodotto dalle Banche, diventassero
“padrone “ dei loro finanziatori?
Padroni diventati strumenti di potere nelle mani dei partiti
locali.
Si parla dell'MPS e del PD,
partito di maggioranza nella Toscana, ma il fenomeno esiste dovunque c’è una
Fondazione. E’ giusto pretendere, in campagna elettorale, che le forze in campo
dicano che cosa hanno in mente e come vogliono eliminare una distorsione
tipicamente italiana?
Restiamo in attesa.
Avellino, lì 29 gennaio 2013
Luigi Mainolfi
l.mainolfi@alice.it
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