La Libia ci lasciò senza parole nel 1969 quando costrinse gli italiani che avevano puntato su una vita di lavoro in Africa, a fare fagotto e lasciare tutto: il colonnello ci fece un bel regalo.
Dopo 42 anni il bravo colonnello ci ripaga, ancora, indirettamente, della nostra bontà, distruggendo immediatamente ogni rapporto, chiudendo i rubinetti del gas: ci mette in seria difficoltà visto che dipendiamo dalla Libia per un buon 23%, ma come puntare su un uomo che non ha rispetto per la vita della sua gente? Unti dal Signore, lui e suo figlio, arrogantemente con disprezzo hanno minacciato i libici e l’Europa intera; dopo di loro il diluvio. L’Italia segue con ansia le vicende di queste ore, aziende importanti italiane stanno andando via, lasceranno sul territorio miliardi di euro, con la crisi che c’è, ne avevamo proprio bisogno; intanto subiremo un’invasione biblica di povera gente che fugge dalla guerra, non abbiamo strutture adeguate per sostenere il colpo, ci sarà un disagio collettivo nella sicurezza e nel lavoro, aumenterà il razzismo, finanche fra i poveri che si vedono diversi e migliori dei poveri extracomunitari: avremo così la guerra dei cartoni, quei cartoni che i barboni si contendono per coprirsi nelle gelide notti sotto i ponti. Finora non ho ascoltato alcun piano governativo per arginare quanto si prepara, solo voci di scarica barile di Maroni che accusa l’Europa.
Speriamo bene.
Roy
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